Valleporcina

Nel comune di Colli a Volturno, percorrendo la strada che taglia in due la piana di VALLE PORCINA in direzione Nord-Ovest Sud-Est, si giunge nei pressi di una diga moderna sul fiume Volturno
Appena al disotto, una strada campestre conduce ad un terrazzamento costruito da una muratura a secco per una lunghezza di circa 100 metri, alto all’incirca due metri, su cui si intravede, avvolta dalla vegetazione, una cisterna per la raccolta dell’acqua probabilmente appartenuta ad una villa romana.
La tavoletta dell’I.G.M. IV N.E., foglio 161, scala 1:25.000, aggiornata al 1946, non riporta nella zona nessuna traccia di ruderi.
Nè tantomeno la carta tecnica della Regione Molise scala 1:10.000 di qualche decennio fa evidenzia elementi che possano far supporre la presenza di strutture in loco.
Posta alla quota di 237 s.l.m., la cisterna, di forma rettangolare, ha un orientamento di 340 gradi Nord.
Non avendo potuto fare un rilievo diretto a causa di una fitta vegetazione, ci limitiamo a dare le misure approssimative riferite alla struttura:lunghezza mt.9,00, larghezza mt. 5,40, altezza mt.2,00, spessore dell’ opus signinum  0,65 cm.
Per quanto riguarda la copertura della cisterna non ci è stato possibile individuare all’interno nessun elemento utile per poter verificare il tipo dell’intervento edilizio, anche se l’ipotesi più probabile è quello della volta a botte.
Il sentiero che costeggia la struttura procede da Nord verso Sud passando da una quota di 237 mt. s.l.m. a quella di 235 mt. s.l.m., lasciando intravedere spesso dei basoli che affiorano dal terreno.
La cisterna ben conservata fino ad oggi ha resistito molto bene agli agenti atmosferici ed all’opera dell’uomo, che per molti secoli ha coltivato i fertili terreni di VALLE PORCINA.
La conservazione ottimale dell’opera ci rimanda a considerazioni di carattere tecnico costruttivo.
La struttura, rivestita all’esterno da un paramento in opus incertum molto usato nelle costruzioni dell’Italia meridionale, in questo caso è costituito dall’utilizzo  di ciottoli  fluviali allettati da un’ottima malta.
Il nucleo è costituito da opus signinum le cui caratteristiche sono ampiamente analizzate da C.F.Giuliani (l’Edilizia nell’antichità, Roma 1990).
Nell’interno sono presenti diversi frammenti di cocciopesto, usato particolarmente dai romani per il rivestimento di opere idrauliche in genere, per l’impermeabilizzazione delle terrazze e dei pavimenti.
Tutti questi dati contribuiscono ad identificare la cisterna come parte di una villa romana.
Non a caso la pianura di Valle Porcina , che ricorda anche un nome di origine italica “Porco” (cioè salmone, forse presente nelle chiare e limpide acque del Volturno), presenta tutte le caratteristiche della centuriazione romana, che aveva come asse principale il Cardo Maximus da riconoscersi sicuramente nell’attuale strada asfaltata che attraversa la pianura da Nord-Ovest a Sud-Est.
Già nel passato durante una ricognizione archeologica, J.R. Patterson aveva individuato un altro insediamento romano in località “Le Grotte”, anche se ci si limita esclusivamente a brevi informazioni ricavate da una ricognizione
archeologica di superficie.
E proprio in questo sito, durante un sopralluogo, ho individuato sul terreno arato, una lastra di pietra squadrata utilizzata sicuramente per una sepoltura, in quanto erano presenti nel terreno frammenti di ossa umane.
Ciò dimostrerebbe che la villa in epoca medioevale fu riutilizzata ed adattata per un nuovo insediamento agricolo comprendente anche un modesto cimitero.
Inoltre tra i rovi è visibile un tratto di muro costruito in pietra locale più o meno sbozzata, allettata da abbondante malta non appartenente all’insediamento romano, ma sicuramente ad un edificio medioevale.
Sia le sepolture che il lacerto di muro potrebbero dimostrare che il sito sia stato interessato da una cella monastica e quindi confermare quanto suggerito da R. Hodges ( Villaggi altomedioevali dell’alta Valle del Volturno in “Almanacco del Molise”1992).
Non meno interessante risulta il toponimo del posto “Le Grotte”.
Infatti non a caso qualche tempo dopo seppi da un contadino che in quel sito, più o meno dove ora c’è un traliccio dell’Enel, vi era un ambiente ipogeo che si trovava al di sotto del piano di campagna e che i contadini utilizzavano come riparo in caso di pioggia.
Mentre per l’insediamento ” Le Grotte” esiste la reale possibilità di avere un’ampia documentazione cronologica attraverso l’analisi delle forme di ceramica affioranti dal terreno coltivato, per la villa nei pressi della diga, la fitta vegetazione impedisce la raccolta del materiale fittile eventualmente presente sul terreno, tuttavia se si fa attenzione si può trovare anche qualche frammento di ceramica a vernice nera.
Nella campagna sottostante sono scarsissime le tracce di insediamenti più antichi a parte qualche frammento di selce lavorata.
Inoltre è lecito chiedersi se in un ambiente così ricco d’acqua, alla confluenza tra due fiumi,Volturno e Cavaliere, coloro che hanno utilizzato la villa romana non abbiano considerato la possibilità di approvvigionarsi direttamente dal fiume Volturno anziché ricorrere alla costruzione della cisterna.
Allo stato attuale possiamo essere orientati ad avanzare due ipotesi:
O la cisterna era connessa ad un impianto più complesso di rifornimento d’acqua, formato da una rete idrica derivata dal Volturno che scorre ad una quota superiore a differenza del fiume Cavaliere, o la cisterna è pertinente ad una dimora rurale di modeste dimensioni.
Ipotizzare una datazione solo in base alla struttura appena indicata è cosa abbastanza ardua, pertanto sarà necessario avviare nei prossimi anni una ricerca archeologicamente mirata a delineare l’estensione e la consistenza dell’insediamento, che. senza dubbio, rende al territorio collese quella priorità storico – archeologica della  quale importanza negli anni trascorsi avevo personalmente posto l’accento.