La Storia

Il territorio di Colli a Volturno, posto nel cuore dell’alta valle del Volturno, ha condiviso, a partire dall’arcaismo e per tutto il periodo preromano, le caratteristiche e la vocazione che hanno contraddistinto l’intero comprensorio al quale apparteneva.
Si tratta in effetti di un’area di confine, un territorio nel quale si incrociavano percorsi che collegavano popolazioni diverse: da qui si controlla la via fluviale che univa il Sannio alla Campania, ma anche il percorso che conduce verso  l’interno del Molise (il comprensorio territoriale occupato dai Sanniti Pentri) ed i valichi montani che mettevano in comunicazione con il Lazio e, in particolare, con i territori di Sora ed Atina.

E’ evidente che una simile situazione ha portato con sé importanti conseguenze in tempo di pace, per la facilità con cui popoli diversi potevano venire in contatto e stabilire fecondi scambi culturali e commerciali, ma anche nei momenti di crisi o di aperte ostilità, quando poteva essere essenziale alla buona riuscita delle iniziative, avere saldamente in mano il controllo del territorio.

Prima della definitiva uniformità che l’impero romano dette all’Italia e, per quello che ci riguarda, ai territori italici, quest’area appare caratterizzata in maniera significativa dall’appartenenza alla cultura ed al mondo sannitico, con un particolare tono di più ampio respiro, analogamente a quello che riscontriamo nel venafrano e che deriva da una maggiore facilità di relazioni con le vicine regioni della Campania e del Lazio.
Già dall’arcaismo questo territorio appare inserito nel clima culturale che accomuna la Campania settentrionale, tirrenica e le aree dell’interno; entra quindi a far parte della nazione dei Sanniti Pentri la cui formazione si considera ultimata.

Il Secolo successivo è quello delle guerre tra Roma e il Sannio che, come è noto, occuparono tutta la seconda metà del IV secolo; all’instaurarsi della pace, con il trattato del 209 a.C., il nuovo confine tra Roma e il Sannio vene spostato dal corso del Liri (Com’era in precedenza) al corso del Volturno.

L’attuale territorio di Colli venne così a trovarsi, amministrativamente, in parte nel territorio romano (venendo ad essere compreso nella giurisdizione della “praefectura” di Venafrum, istituita intorno al 263 a.C.), in parte ancora sotto il governo sannitico; è questa la condizione che perdurò fino al I sec. a.C.: dopo la crisi delle guerre civili, con il nuovo ordinamento delle regioni d’Italia voluto da Augusto, il territorio di Colli rimase definitivamente assegnato a Venafro, dove Augusto dedusse una delle ventotto colonie che aveva destinato ai veterani dei suoi eserciti.
Alcune testimonianze archeologiche permettono di fare alcune precisazioni e di comprendere meglio certi aspetti della vita di questi secoli più antichi: si tratta per lo più di materiale rinvenuto casualmente e dunque privo di indicazioni relative al luogo di provenienza ed al contesto di origine, nonché di quei dati di scavo (come associazioni e stratigrafie) che, soli, permettono di ‘far parlare’ i singoli reperti archeologici.
Nel nostro caso,  possiamo contare su una generica provenienza dal territorio, insieme agli elementi puramente esteriori di ogni oggetto.

Si ricorda, ad esempio, una corta spada di ferro ancora inserita nel suo fodero (andato però quasi completamente distrutto), probabilmente un gladio a stami, arma diffusa presso tutti i popoli italici tra il VII ed il VI secolo a.C.; si ritrova, in luoghi più vicini a Colli, tra i materiali dalle necropoli di Pozzilli e di Alfedena.
E’ da credere che molto probabilmente anche questo esemplare provenga da una sepoltura.

Una provenienza analoga si può ipotizzare per un gruppo di vasi di bucchero, in possesso di privati: si tratta di vasellame importato dalla Campania e prodotto probabilmente dalle officine di Capua. Anche il bucchero, tecnica con cui si produceva ceramica da mensa elegante, è ben attestato nel circondario.

Ugualmente senza provenienza è un gruppo di oggetti votivi di terracotta di età ellenistica, raffiguranti parti anatomiche, alcuni dei quali di ottimo livello qualitativo.
E’ una tipologia di materiale poco diffusa nel Sannio interno rispetto a quanto avviene nel Lazio ed è probabile che il gusto per tale tipo di oggetti sia stato introdotto in questa area in conseguenza della deduzione della vicina colonia latina di Aesernia, del 263 a.C.

Altri oggetti analoghi provengono dalla località   Montalto di Rionero Sannitico, altri dal territorio di Venafro.
La presenza di coloni latini dovette certamente contribuire al diffondersi di elementi culturali di ambiente laziale in tutto il territorio dell’alta valle del Volturno.

Va anche ricordato che le ricognizioni territoriali hanno evidenziato l’esistenza di numerosi luoghi, che si posono mettere in relazione con insediamenti di epoca ellenistica (ad esempio a Valle Porcina, a Castelvecchio, sul monte Cervaro): ma solo saggi di scavo possono dare quegli elementi necessari per dare a queste zone una loro individualità meno generica; La testimonianza di maggior rilievo relativa alla fase sannitica della storia di questo territorio è certamente costituita dai resti delle fortificazioni che sono stati riconosciuti numerosi, a cominciare da quelli presso Capriati e Ciorlano fino a quelli, risalendo la valle, di monte S. Croce a Cerro e della Foresta; ma certamente l’esempio più interessante è rappresentato dalla fortificazione di monte S. Paolo, notevole sia per le dimensioni singolari (con i suoi 6 chilometri di perimetro), sia per la significatività della sua ubicazione topografica (in rapporto con le vie di comunicazione nel Sannio dal Lazio, oltre che dalla valle del Sangro).

 Si è dato inizio ad uno scavo sistematico, nell’area, sospeso negli ultimi anni ma da riprendere quanto prima, che ha interessato una delle porta della cinta muraria; per esigenze di tutela, allo scopo di contrastare l’opera di clandestini, si è dovuto poi spostare l’attività di ricerca alquanto al di fuori delle mura, a monte Tuoro.

Tale spostamento è stato tuttavia felice nei risultati in quanto ha permesso di riconoscere un santuario (III-II sec. a.C.), dalle strutture articolate e complesse ed anche – per ora solo in superficie – un’area alquanto ampia, nella quale si riconoscono tracce di un insediamento abitativo della stessa epoca. La situazione nel suo complesso ha attirato l’attenzione degli studiosi, giacché è stato possibile, attraverso argomenti di ordine sia archeologico che storico, proporre il riconoscimento della zona con il sito della nota battaglia di Aquilonia, combattuta tra Romani e Sanniti nel 293 a.C.; in effetti, tra le ipotesi fatte in passato – delle quali si ricorda quella che identificava Aquilonia con Monte Vairano – questa è quella che ha raccolto il maggior numero di consensi.

In questo caso, la fortificazione costituirebbe la struttura legata all’accampamento sannitico mentre l’insediamento di monte Tuoro potrebbe essere il vero e proprio abitato di Aquilonia che, come si ricava dalle monete che vengono attribuite ad esso, si sviluppò, appunto, dopo la conclusione delle guerre.

Per il periodo romano, la struttura di maggior rilievo finora individuata è l’acquedotto del Volturno che serviva Venafro e che attraversa interamente il territorio di Colli: sono stati pure recuperati alcuni dei cippi collocati lungo il suo percorso, che riportavano la prescrizione di lasciar liberi i percorsi di servizio ai due lati della conduttura.

Nell’insieme, esistono meno elementi riferibili all’età imperiale rispetto al periodo precedente: potrebbe essere un fatto casuale, o essere invece collegato al fatto che, se nel periodo più antico era prevalente una forma di insediamento diffusa sul territorio, in età imperiale si determina una distinzione più marcata tra la città e la campagna, dove si trovano insediamenti chiaramente rurali:

Agli abitanti di qualcuno di essi – una villa isolata o un vero e proprio piccolo vicus – va attribuita un’iscrizione funeraria, attualmente conservata presso privati, notevole per il ritratto maschile con torques che la sormonta e che si può forse attribuire alla prima età imperiale.

Non mancano, nel territorio, tracce di occupazione anche per il periodo altomedievale: uno di questi siti, quello di Colle S. Angelo, è stato oggetto anche di uno scavo sistematico che ha evidenziato come la chiesa del piccolo insediamento benedettino lì ubicata, sia stata verosimilmente edificata sul sito di un edificio sacro di età ellenistica.