Sant’Antonio Abate

La sera della vigilia della festa di Sant’Antonio abate a Colli a Volturno si rinnova una secolare tradizione popolare: le case del paese vengono visitate da gruppi di tredici questuanti che, percorrendo le strade del capoluogo cittadino e delle frazioni, sotto le sembianze di monaci, intonano un antico canto in onore del Santo eremita e fondatore del monachesimo orientale.
I figuranti interpretano la persona del Sant’Antonio, in groppa ad un asino, e di altri dodici monaci rievocando la “cerchia” ossia la questua di porta in porta con la quale tradizionalmente gli appartenenti ai movimenti pauperistico-religiosi traevano sostentamento.
Non appare casuale ma particolarmente singolare la coincidenza della festa con l’apertura del carnevale.

La rappresentazione, infatti, è originata oltre che dalla antichissima usanza di inscenare sacre recitazioni anche dall’ingenuo spirito umoristico del popolo che, attraverso le maschere dei monaci, coglie l’occasione per regalare alle famiglie cui si fa visita, un po’ d’allegria in cambio di doni in natura ed in particolar modo prodotti di norcineria.
Infatti proprio nei mesi di dicembre e gennaio, infatti,  viene effettuata la macellazione domestica del maiale i cui prodotti vengono offerti in dono ai questuanti.

Il canto è composto da numerose strofe, ciascuna di quattro versi, sia in italiano che in dialetto, cui vengono alternati due ritornelli.
La struttura del canto prevede il saluto ai padroni di casa, il racconto delle vicende legate alla vita del Santo, l’esplicita richiesta di donativi ed infine il congedo dagli stessi padroni.
I riferimenti agiografici dipingono un’ inequivocabile immagine popolare e popolana del Santo, in cui l’aspetto mistico viene quasi completamente sottaciuto a vantaggio di una visione terrena in base alla quale Egli è taumaturgo, protettore del bestiame, dispensatore di favori celesti.

Nella narrazione canora viene chiaramente fatto cenno alla povertà della vita monastica ed alla sofferenza fisica dovuta alle penitenze (dormire sulle spine) che insieme alle tentazioni del demonio ed alla figura del maialetto, allevato secondo il racconto dallo stesso Santo, rendono una descrizione di Sant’Antonio quale uomo comune, vicino al popolo per le sue sofferenze e debolezze terrene, lontana dalla epica agiografica tipica del culto di altri santi venerati in loco.
Alle capacità d’interpretazione dei tredici attori, i quali accompagnano con il suono di semplici strumenti la recita, è affidato gran parte del risultato scenico della rappresentazione così come la possibilità di trasformarla in una “drammatizzazione buffa”.

Di particolare talento deve risultare l’interprete del ruolo di Sant’Antonio, questi infatti, a seconda dei casi, seleziona dal testo le parti più adeguate alla famiglia ospitante ed ai possibili doni che questa potrà elargire.
A volte il testo è solo un canovaccio dal quale vengono riprese le parti fondamentali relative al saluto , al congedo ed i ritornelli mentre le strofe vengono all’impronta ideate dal protagonista principale conferendo alla recita la connotazione tipica della commedia dell’arte.

A sera, quando la Confraternita raggiunge la piazza principale, tutta la gente affluisce per festeggiare l’evento.
Si accende un grande falò, ed intorno si continua a cantare e suonare fino a tarda sera.
A tale manifestazione partecipano anche numerosi gruppi di bambini che organizzati in “squadre”, percorrono in lungo e largo il paese, allettati dal fatto che ogni famiglia al loro passaggio elargisce doni in natura.

Canto Popolare a s.Antonio abate
Buona sera signori padroni
siamo venuti con canti e suoni
siamo venuti con canti e suoni
chè domani è  Sant’AntonioSant’Antonio giglio giocondo
va nominato per tutto il mondo
chi lo tiene per suo avvocato
da Sant’Antonio sarà aiutatoSant’Antonio nel boschetto
pascolava un maialetto
ma il demonio maledetto
gliel’andava a disturbà

Sant’Antonio era eremita
sulle spine lui dormiva
sulle spine lui dormiva
ed il santo assai soffriva

Se c’avete le vaccarelle
cresceranno sane e belle
se c’avete le pecorelle
Sant’Antonio le benedirà

Mia  rntricci a,mia  rntriccia
dacc na chieca d’savciccia
e se tu non c’la vuò dà
Sant’Antonio ci penseràSant’Antonio col bastone
scaccia la maledizione
e la scaccia a poco a poco
e la getta sopra  il fuocoSant’Antonio alla cambrella
c’ha trovato na donna bella
ma chell’era il  demonio
che tentava Sant’ Antonio

E la donna partoriente
che soffriva d’un gran tormento
Si rivolse a Sant’Antonio
Che le diede la sua vittoria

Se c’det la vndresca
Sant’Antonio v’arrfresca
se c’det gl prsutt
Sant’Antonio accorda  tutt.

Se c’det gl pcciun
c’facemm gl  maccarun
se c’det la iaglina
c’facemm gl tagliolinE siccome è tradizione
vi cantiamo  sta canzone
ma fra tutti i paesi
siamo sempre noi collesiE non tanto ci tratteniamo
che c’abbiamo da camminare
tante famiglie da visitare
Sant’Antonio per cantar
Rit.
Oggi e sempre sia lodato
il gran Sant’Antonio Abate
va vestito sempre da frate
quell’è Sant’Antonio Abate
Rit.
Porta l’abito da frate
il gran sant’Antonio Abate
va vestito sempre da frate
quell’è sant’Antonio Abate